Il Teatro Regio di Torino porta in scena Manon come simbolo di ribellione: l’iconico parallelismo con Brigitte Bardot

La recente produzione del Teatro Regio di Torino propone una nuova lettura di Manon, caratterizzata da un parallelo forte con il cinema degli anni Sessanta, richiamando Brigitte Bardot come simbolo di libertà e provocazione. Dopo la versione pucciniana, il regista Arnaud Bernard ha scelto di accostare la Manon di Jules Massenet alla Bardot, richiamando il film La Vérité di Georges Clouzot. In questa interpretazione, la figura di Manon, simile a quella di Bardot, incarna una donna che sfida le convenzioni sociali, ribelle e sicura della propria sensualità.

Il regista ha creato un unico filo conduttore cinematografico, utilizzando sequenze di La Vérité per sovrapporre la storia di Manon e quella di Dominique Marceau (interpretata da Bardot), enfatizzando così la discesa di Manon verso la rovina. Nella trama dell’opera, le critiche della società verso Manon risuonano con le accuse della “gente perbene” verso la Bardot cinematografica. Questa sovrapposizione tra realtà scenica e cinematografica si riflette nelle scene progettate da Alessandro Camera, che divide il palco tra due spazi paralleli e utilizza il film per aprire le scene, creando un’interazione fluida tra teatro e cinema.

Un elemento visivo distintivo è il design dei costumi di Carla Ricotti, che evoca l’ambiente dell’alta moda parigina degli anni Sessanta, trasformando una scena della festa di Massenet in una sfilata di moda, dove Manon appare come una modella elegante e disinvolta. Tuttavia, la tragedia incombe: Manon, pur avendo scelto il lusso al posto dell’amore, continua a essere tormentata dal ricordo di Des Grieux, che rinuncia al mondo entrando in convento. Questo dualismo tra desiderio e decadimento morale culmina nell’Hôtel de Transylvanie, un luogo simbolo di vizio, dove si verifica una brutale scena di abuso e Manon viene arrestata. In questo atto si osserva una giustapposizione tra la sua rivolta contro l’oppressione sociale e il suo tragico destino.

Il finale è carico di malinconia e coincide con la morte in carcere di Manon, che si toglie la vita in una scena dove realtà e finzione si mescolano con l’ultimo gesto drammatico di Des Grieux accanto a lei. Questa Manon, interpretata dalla talentuosa Ekaterina Bakanova, si distingue per una straordinaria intensità scenica e un registro vocale che sa unire timidezza e sensualità. La Bakanova cattura ogni sfumatura del personaggio, evolvendo da un’introspezione timida fino alla tragica consapevolezza della sua inevitabile fine.

Al suo fianco, Atalla Ayan interpreta un Des Grieux convincente, capace di trasmettere l’amore e la sofferenza del personaggio. Il suo timbro espressivo si fonde perfettamente con quello della Bakanova, costruendo un legame emotivo potente che coinvolge il pubblico.

Fonte : https://www.operamundus.com/

 

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